Sembravo un petalo tremolante
strappato da un iris viola
col mio trucco viola
sottolineato a dismisura.
Come ero triste e bella da strappata,
morbida al punto da sembrare una spirale;
creatura progressiva, piluccavo nella solitudine,
rimanevo con un corpo liscio, con la mia mestruazione fissata nel ventre.
Abbassata e accovacciata, mi sono trovata alla fine del salto,
nuda, osservando i piedi all'interno delle scarpe.
Zuccherifici le mani, espressive al punto
da volerle mutilare, strapparle.
Le lecco. Le mani nuotano.
Sento addosso la sensazione d'inutilità delle braccia cadute frattanto
che aspettano un ordine, una parola.
Una ragione per il silenzio. Una ragione per cancellare l’immobilità
contrastando con il corpo il diluvio focoso.
Le mani. Nel recinto a biglia l’erotismo.
Col dito piegato creo semicerchi di strati bianchi di visi.
I visi. Sempre gli stessi, che essendo gli stessi, si modificano ogni volta
che la curva del dito disegna la curva del naso.
Mi esprimo in archi, senza occhi, in forma di bocca
con altre bocche in linea punteggiata.
Dunque, ma che puttana.
Dormire con quattro pensieri,
questi quattro pensieri che finiscono per regolarsi, per incastrarsi,
imparando a coabitare, perfino a volersi bene.
Nonostante mani carezzevoli si vive nell’assente.
Le attenzioni sono vicendevoli
ma in fatto di sentimento
lo scambio non è praticabile.
Le registro come affermazioni
ma le rilevo con un punto interrogativo.
(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)