venerdì 27 febbraio 2015

Voici la bombe!







Così una sera di qualche anno fa si incontrano a cena il fondatore dei "I Figli Belli" con il fondatore della "Smith & LaForgue Indipendent Press" e con quello della "Libera Stamperia Wang", oltre a una bellissima Signora che fotograferà e documenterà tutta la riunione prendendo appunti su un tovagliolo.
Le loro singole esperienze di case editrici clandestine si sono concluse o sono in fase di stanca o di completo arresto: bisogna inventarsi qualcosa di nuovo.
Da qui l'idea di Voici La Bombe: https://voicilabombe.wordpress.com/

L'idea funziona e l'esperienza parte subito: chiunque può scriversi un voicino e pubblicarselo da solo. Del resto il progetto prevede di far fallire la Mondadori in pochi anni.


Documento programmatico di Karpòs

Così, con un gruppo di persone polemiche come me, alla fine della prima decade del 2000 uscimmo in massa dal sito di scrittura "Liberodiscrivere" e fondammo Karpòs.
Quello che segue è il manifesto programmatico.
L'esperienza non durò molto ma diede diversi frutti, come la fanzine, e consolidò rapporti altrimenti destinati a perdersi.
Ufficialmente, se non erro, Karpòs non ha mai chiuso solo che se lo cerchi online adesso esce un sito di alimentazione. Va be'. 


Le trasformazioni imposte dall'età postindustriale (caratterizzata da un'ipertrofia della comunicazione e dall'enfasi della tecnologia) al sistema delle arti e delle lettere così come ce l'aveva consegnato l'umanesimo, sono ormai da anni al centro del dibattito intellettuale, dominato dalle figure dell'apocalittico e dell'integrato.
L'introduzione del prodotto intellettuale nel mercato globale ha trasformato case editrici, gallerie d'arte, produttori cinematografici ed ogni altro genere di intermediatori culturali in vere e proprie aziende, diverse fra loro solo per dimensioni e possibilità d'investimento. Parallelamente, il prodotto creativo ha subito un livellamento su valori medi, compatibili con le attese di una maggioranza, descritta con gli stessi criteri utilizzati per selezionare gli utenti per i rilevamenti degli indici di ascolto delle trasmissioni televisive.
Una trasformazione significativa è senza dubbio quella della casa editrice, che da azienda artigianale diviene una vera e propria industria, che sceglie e pubblica autonomamente in considerazione di bilanci, previsioni e fatturati.
Questo è alla base di due conseguenze fondamentali: la scarsa disponibilità al rischio e l'esplosione del fenomeno delle case editrici fantasma, che offrono contratti di pubblicazione a pagamento più o meno a tutti.
Risulta evidente come in un simile contesto finiscano per essere enfatizzati i valori intermedi, ai limiti dello scadente: l'editoria ufficiale punta sul best-seller, sul prodotto d'intrattenimento più o meno valido, mentre quella a pagamento, interessata solo a fare cassa, concede l'opportunità di un libro non a chi propone un prodotto di qualità ma a chi si dichiara disponibile all'investimento economico.
Di qui la crisi della sperimentazione e, alla lunga, del dibattito intellettuale, dominato da vecchi “mostri sacri”, ben lontani dal cedere le loro poltrone, e dalla figura del “tuttologo”, vero professionista della chiacchiera massmediatica.

L'avvento di internet, grazie alle sue enormi possibilità e ai bassi costi di gestione, ha offerto un'opportunità importante di rilancio del dibattito e della produzione artistica di qualità per diverse ragioni:

  • la rapidità e la vastità della comunicazione in rete
  • il multilinguismo potenziale
  • l'assenza di un assetto “produttivo” troppo rigido e di una regolamentazione dell'accesso
  • le possibilità tecniche che offre (si veda la nascita del libro in formato elettronico, il cosiddetto e-book)
  • la predisposizione naturale al sincretismo dei linguaggi e alla contaminazione tra forme d'arte utilizzabili come presupposti per percorsi d'innovazione e di sviluppo
  • il concreto campo d'azione offerto a coloro che non si riconoscono né in un'industria culturale ostaggio dei fatturati né nell'apologia fine a se stessa del libero sfogo paraletterario di scrittori improvvisati e privi di qualsiasi consapevolezza.


In rete dunque e dalla rete può prendere l'avvio un movimento che, rinunciando programmaticamente a griglie teoriche a-priori, possa affrontare con successo i problemi posti alla creatività degli artisti.

A questo noi abbiamo dato il nome di Karpòs, che in greco significa Seme, Origine.

La domanda fondamentale alla quale vogliamo rispondere è:

può esistere ancora un'arte riconoscibile, visibile, effettiva, al di fuori dell'intrattenimento e della chiacchiera, orale scritta o mostrata che sia?

La nostra volontà è quella di costruire una risposta positiva a quest'interrogativo.
Il nostro obiettivo è quello di creare, a partire dall'Italia, una rete transnazionale di artisti impegnati in opere di traduzione, in progetti collettivi, in collaborazioni, oltre naturalmente a portare avanti la propria attività creativa individuale.
Gli ambiti nei quali ci ripromettiamo di agire sono i più vari: dalla letteratura all'arte visiva, dal teatro al cinema, passando per la critica e la teoria delle arti e giungendo sino a forme di contaminazione, convinti come siamo che la vera arte postmoderna, capace di una sua identità spirituale, quindi al di fuori del ricatto dell'archeologia della forma, sia essenzialmente un'arte di scambio e di integrazione linguistica.
Lo strumento principale che ci consentirà di fare tutto questo è la rete.
Lungi dal voler inquadrare i partecipanti in una sorta di esercito ordinato e compatto, Karpòs favorirà le possibili integrazioni evitando forzature e ambiguità: vogliamo che ognuno trovi liberamente il proprio spazio, sentendosi nella condizione ottimale per interagire con gli altri secondo affinità elettive e sulla base di progetti concreti.
Parallelamente ci impegneremo tutti, di volta in volta, per fare buon uso dei tradizionali mezzi di comunicazione: convegni, spettacoli teatrali, mostre, passaggi televisivi, pubblicazioni.

Tuttavia la rete non è solo lo strumento tecnico che ci consente di scardinare le barriere che si pongono alla nostra creatività.
Molto più profondamente, in un'epoca di potenziale rivoluzionamento di ogni precedente approccio alla realtà, la rete costituisce l'unica risposta possibile laddove sia il singolo sia la folla hanno smarrito ogni sensata possibilità di essere protagonisti.
Viviamo l'anticipazione di un'epoca in cui le dinamiche della conoscenza, delle relazioni sociali ed anche della produzione artistica si muoveranno solo in una dimensione reticolare, attraverso l'esplosione dell' io in un contesto.
Per questo Karpòs intende essere un luogo in cui l'arte nasce dai rapporti che si intrecciano in un contesto che al tempo stesso induce e produce.
Tutto nell'assoluta e incomprimibile libertà del percorso personale.

KARPòS E' IL PROGETTO DELL'ASSENZA DI UN PROGETTO, IN QUANTO SOLA FORMA DI AVANGUARDIA CONTEMPORANEA POSSIBILE: CIO' SIGNIFICA CHE TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO APPENA DICHIARATO POTREBBE ESSERE UNA MENZOGNA. 




domenica 22 febbraio 2015

Alessandro Cinelli legge "Divani certamente scomodi"



Vi tiravamo sassi: il trailer



Trailer ideato e diretto da Marie-Pierre Lachaise, regista belga allergica alla senape, in occasione dell'uscita in digitale del suddetto libro.

Brahms fece il pianista in un bordello - Flavio Toccafondi







Oh questa, poi. Il mio primo libro di poesie, edito da "Liberodiscrivere", ancora in vendita e per di più anche da Mondadori, a mia insaputa!
Fu strano vedere per la prima volta le proprie cazzate pubblicate sul serio: "Il secolo XIX" scrisse anche una recensione che ho perso, definendomi originale o interessante o qualche altro aggettivo che come vedete mi ha portato lontanissimo.





Questa poesia la scrissi il giorno dopo aver incontrato per la prima volta il mio editore. Ci eravamo presentati con Sandro a questa serata di Liberodiscrivere poiché Antonello Cassan non credeva che io e Ansuini fossimo due persone diverse. Ci accomodammo su due sediole, esponendo per tutta la serata due deodoranti Bac, fissando Cassan.
A fine evento ci andammo a presentare: c'era un capannello di persone tra cui l'attore di "Sapore di mare" che aveva appena presentato il libro.
Interruppi i loro discorsi presentandomi, documenti alla mano: estrassi dalla mia tasca un foglietto verde sul quale avevo preso appunti per tutta la serata e lo lessi in un silenzio surreale.
"La poesia, per essere definita tale, deve essere microbiologicamente pura", proclamai.
Ci fissarono, muti.
Aggiunsi anche che una poesia, per essere definita bella, doveva costare quantomeno due euro e ottanta.
Tornato a casa scrissi e gli mandai questa poesia.

Lo rividi a Genova, qualche anno dopo, quando gli rovinai un'altra presentazione.





POESIA PER IL MIO EDITORE (e per conoscenza a Sandra Mondaini)

Caro editore,


non posso dire davvero nulla sulla serata di letture di poesie,

di libri fatti con le copertine chiare.
Non posso dire nulla se non che non l’ho sentita mia 
e che per “mia” intendo la personale distanza 
dal modo di concepirla, 
la poesia.

La poesia non è certo portarsi dietro la claque,

la poesia non è certo affermare, 
senza scoppiare a ridere davanti a cento persone,
che “il romanzo come potete notare è scritto in seconda persona”.

Poesia non è certo firmare autografi

con le maniche della camicia 
bianche.

Vedi, mio caro editore,

io mi diverto,
o meglio,
amo divertirmi
e soprattutto non sopporto questo tipo di persone
come tu,
del resto,
non sopporti quelli come me.

Ma non è un dramma,

credimi,
sai che ti stimo 
e la cosa, almeno a me, basta.

Sei un editore e fai i tuoi interessi,

devi vendere libri.

Io faccio il poeta

e devo occuparmi di dar da mangiare ai merli.

Sono due condizioni diverse

e non offenderò la tua intelligenza
spiegandotele.

Faccio il poeta e scrivo

e invento biscotti di cera
seduto di spalle
in un tavolo di legno massacrato dalle tarme, 
dal mio ticchettare nervoso
ombre con le dita.

Vivo di orli.


Vivo asserendo che ogni poesia,

per essere definita quantomeno bella,
deve costare almeno due euro e ottanta.

Vivo di ansie,

di mutismi leggeri.

Vivo

cercando la zona erogena dei gabbiani
e dipingo di parole tutto quel che arrugginisce.

Vivo di attese,

di fiati sul collo 
e come una malattia
sono spirito e carne,
come ogni approdo
sono un nome inciso 
come diamante. 

E non venirmi a dire

di inceppare il mitra,
di chiedere scusa,
perché un poeta non ha scuse.

Con stima.




Flavio Toccafondi





http://www.liberodiscrivere.it/biblio/scheda.asp?OpereID=126130

http://www.ibs.it/code/9788873880820/toccafondi-flavio/brahms-fece-pianista.html
http://www.mondadoristore.it/Brahms-fece-pianista-bordello-Flavio-Toccafondi/eai978887388082/




Irraggiamento di spari e polvere - Flavio Toccafondi


La ragazza è gomma e piume di struzzo e cuscini messi sotto le natiche per farti entrare meglio e ogni volta che l’ami, ogni volta ti avverte che è notte e che qualcosa potreste ancora farla, questa notte, perché lei ha una sua idea che la induce a detestare la luce, pensa che tutto questo bagliore sia solo un irraggiamento di spari e cenere e poi solo con il buio riesce a non odiare il rumore che fanno le persone e ora ti guarda, Adriana, ti osserva con la testa piegata di tra-verso chiedendoti se per caso ti puoi fermare in quella piazza, Che ti puoi fermare, Niccolò? 

Adriana è pazza. 





Oh, quei matti della Biblioteca Clandestina Errabonda: fecero una collana meravigliosa e poi tornarono alla terra, nel senso vero del termine poiché andarono a fare i contadini. 

Di cosa parla? Sono quattro racconti, scritti in origine per un progetto di Guido Conforti. Quattro storie dello stesso personaggio: da bambino, da ragazzo, da adulto e da anziano. 
Al contrario degli altri questo libro è in vendita ma se me lo chiedete vi mando il pdf gratis.






http://samiszdat.net23.net/contents/it/p5.html

Flavio Toccafondi – Scatto Matto


Uno dei primi libri da me scritti, forse il primo tentativo di romanzo. Non ricordo l'anno, credo nella metà degli anni duemila.
E proprio di tentativo si parla perché la volontà era di scrivere davvero un romanzo con tutti i canoni e i crismi del caso. Ci provai davvero e ci riuscii per buone dieci pagine ma poi ... poi nacque "Scatto matto".
Lo pubblicò Mauro Mazzetti per "I figli Belli" al costo di 1 euro, così i ricchi non se lo potevano permettere.






È un libro completo, nel senso che emoziona, fa ridere e ti dà dei pugni nello stomaco. Allo stesso tempo stupisce, è semplice e scorrevole, si confessa, fa pensare: l’autore risulta un pazzo che vorresti invitare a cena la sera stessa.
Ricapitoliamo.
Emoziona Nel bambino che cerca con gli occhi un’altra madre, nell’impotenza del lampione, immobile e incatenato, nella poesia pastello in mano a un autistico e in tanti altri pezzi ma sto scrivendo a braccio, il libro l’ho già prestato.
Fa ridere dentro mentre ti picchia L’abbasso Gesù del lampione urlato ma piano fra i sardi, guadagnare con le 20 mignotte e il calcolo che segue, l’indipendenza cercata che finisce con “mamma e papà vi voglio bene. Mi mancate”. Il sarcasmo dello scrittore che ha perso la genialità o ha perso e basta, nel sognare soffrendo perchè neanche lì perdi di vista la realtà, ‘sto deficiente del povero Patrizio…
Stupisce Certo, comincia con un romanzo e poi diventa il diario dell’autore e poi capisci che non c’è differenza.
Semplice e scorrevole L’ho letto velocemente, l’ho bevuto, semplice nella scrittura, non nei contenuti. È un libro coraggioso, a volte un po’ ruffiano, a volte decisamente contro.
Si confessa Ho avuto l’impressione che fosse assolutamente sincero, cose che altri nascondono qui vengono dette con orgoglio.
Appena passi da queste parti, vorrei portarti in una trattoria dove si mangia come diocomanda, buon vino, una decina di persone massimo ai tavoli.





lara arvasi




Scaricabile gratuitamente qui:
https://dl.dropboxusercontent.com/u/5303951/sito/pdf/flaviotoccafondi-scattomatto.pdf

Flavio Toccafondi – Vi tiravamo sassi




1996: me ne sto sdraiato su un materasso appoggiato su una porta di legno. La rete non c'è, non c'è mai stata, chi lo sa. La stanzetta si trova a Borghetto Santo Spirito, in provincia di Savona. Ho appena iniziato il servizio civile e dormo in questa palazzina che di giorno ospita i servizi sociali. La mattina i vecchi bussano al vetro sin dalle sette, non fanno la fila, non sono ordinati.
Con me c'è Gianni, conosciuto solamente qualche giorno prima e che in breve diventerà un amico fraterno. Ci assegnano ai servizi sociali ma ci cacciano immediatamente perché scopriamo alcune magagne e li costringiamo a licenziare un'assistente sociale che rubava agli anziani. In quei pochi mesi rischiamo di far morire una vecchia per motivi che non dirò qui.
Le giornate passano così: ci danno un motorino e i vigli ci fermano: "Va bene che ci andate in due, passi che siete senza casco ma contromano, cazzo!".
Ci danno una macchina e ce ne andiamo in giro per la Riviera, per librerie.
La casa non è male, in due ci si sta bene: fino a qualche giorno prima c'era anche un terzo obiettore, un Dj di Minervino Murge che si autodefinì Dino The Fox. Impazzì in pochi giorni: il silenzio di due che leggevano doveva essere davvero impossibile da sopportare.
La casa non è male: ci mal nutriamo e passiamo le serate sul terrazzo a bere birra, osservando la gente che parcheggia.
Nei ritagli di tempo inizio a scrivere "Vi tiravamo sassi", a mano, su un registro Buffetti rubato al piano di sotto nel magazzino del Comune.

Di cosa parla? Di quel periodo, di un amore che se n'era appena andato e che cercai di raccontare così, dandogli una vita diversa. Parla di quella piazza, di quel terrazzo, di quei treni che passano tra le case, lì in Liguria. E di amicizia, soprattutto.




Il libro è scaricabile gratuitamente qui.
https://smithlaforgue.wordpress.com/2013/02/17/flavio-toccafondi-vi-tiravamo-sassi/







Flavio Toccafondi – L’esercito delle lumache




Ultima produzione della Libera Stamperia Wang, in collaborazione con la Smith & LaForgue Indipendent Press
Non ho particolari ricordi circa la genesi di questo libro: probabilmente, come spesso mi accade, nacque con la prima frase. Se ho un buon inizio il resto viene automaticamente, grosso modo. 
Il titolo ebbe invece una gestazione più complessa tanto che, originariamente, si chiamava "Isabelle (dimmi che non speri)" e proprio con questa intestazione uscii per la Biblioteca Clandestina Errabonda. La mia amica Valeria Coiante fu sicuramente tra le prime a leggere il testo ma certamente la prima in assoluti a contestare il titolo che, secondo lei, doveva avere a che fare con le lumache: ovviamente le diedi ragione solamente un paio di anni dopo. 
Di cosa parla? Ah be', di un esercito di lumache che salveranno un amore altrimenti destinato a perdersi.



Il libro è scaricabile gratuitamente qui, in edizione digitale
https://smithlaforgue.wordpress.com/2012/10/12/flavio-toccafondi-lesercito-delle-lumache/


sabato 21 febbraio 2015

Scolopendra


Siamo nel 2010, a casa mia, assieme al poeta e attaccante Alessandro F. Ansuini: la sera prima abbiamo bevuto molto, siamo stati a casa di Gaia, la nostra migliore amica, lontana solamente una trentina di chilometri: per tornare indietro impieghiamo un paio di ore. Tornati a casa finiamo la serata bevendo una sottomarca di Martini. La mattina dopo mi sveglio, vomito: e nasce questo libro.






https://dl.dropboxusercontent.com/u/5303951/sito/pdf/alessandroansuiniflaviotoccafondi-scolopendra.pdf

Silvia Longo – Teoria del grano sull’altare



Una produzione LSW del 2010. Poi la poetessa diventò nota ai più ma anche ai meno ma soprattutto  ai per e hai diviso?



https://dl.dropboxusercontent.com/u/5303951/sito/pdf/silvialongo-teoriadelgranosullaltare.pdf



Alex Katz, “The black dress”, 1960


Le poesie che troverete qui di seguito sono tratte da "Ritagli per Signora", libera interpretazione di alcuni dei versi migliori scritti da alcune tra le migliori poetesse contemporanee.
La raccolta è del 2010 e sembrerebbe non essere mai stata pubblicata. Chissà poi perché.

Parlami, Rossella – libera interpretazione di “Parlami, terra” di Rossella Valentino.



Sembravo un petalo tremolante
strappato da un iris viola
col mio trucco viola
sottolineato a dismisura.

Come ero triste e bella da strappata,
morbida al punto da sembrare una spirale;
creatura progressiva, piluccavo nella solitudine,
rimanevo con un corpo liscio, con la mia mestruazione fissata nel ventre.

Abbassata e accovacciata, mi sono trovata alla fine del salto,
nuda, osservando i piedi all'interno delle scarpe.
Zuccherifici le mani, espressive al punto
da volerle mutilare, strapparle.

Le lecco. Le mani nuotano.
Sento addosso la sensazione d'inutilità delle braccia cadute frattanto
che aspettano un ordine, una parola.
Una ragione per il silenzio. Una ragione per cancellare l’immobilità
contrastando con il corpo il diluvio focoso.

Le mani. Nel recinto a biglia l’erotismo.

Col dito piegato creo semicerchi di strati bianchi di visi.
I visi. Sempre gli stessi, che essendo gli stessi, si modificano ogni volta
che la curva del dito disegna la curva del naso.
Mi esprimo in archi, senza occhi, in forma di bocca
con altre bocche in linea punteggiata.

Dunque, ma che puttana.
Dormire con quattro pensieri,
questi quattro pensieri che finiscono per regolarsi, per incastrarsi,
imparando a coabitare, perfino a volersi bene.

Nonostante mani carezzevoli si vive nell’assente.

Le attenzioni sono vicendevoli
ma in fatto di sentimento
lo scambio non è praticabile.

Le registro come affermazioni
ma le rilevo con un punto interrogativo.



(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Gli oblò di Rita – libera interpretazione di “Un oblò” di Rita Bonomo.


Attrito e cascamondo
tragedie schiuse alimentate da cori sfalsati.
Dall'imbuto del mio comodino
fiori belli e incensi accesi;
dall’imbuto mio uterino
fianchi liberi a cavalcare.

Vorrei poterti chiedere:
è vero che menti mentre culli i tuoi disegni
di bimbi morti nell’aria?

Cadaverini pecorelle
su cui possono piangere
mamme arpione
spellate di piume chioccia
e di maldicenza ogni bocca.

L’acqua bollente sarà docile strappo
svestirà ali e cosce dalle piume superflue;
dimmi,
cos’è che s’appiccica alle ciglia,
cos’è che non ti fa dormire
quando costringi gli occhi
a star fissi in un punto soltanto?



(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Le bruciature di Marika – libera interpretazione di “Bruciature” di Marika Bortolami.


La gente va a lavorare al mattino presto,
c'è tutto un mondo che produce,
che cerca droghe,
e tu in ostaggio dentro alle tue tazze
costruisci mostri immersi che non puoi più affogare.

*
pic1: foto di ragazzina con il seno già cadente,
i capelli si sciolgono sulle spalle,
sovrappone segnali di stop soffocati a sirene
da chiamare in tutta fretta. C'è qualcuno da salvare
- da se stesso, probabilmente -

pic2: un divano e due adulti in parti uguali
gambe e braccia e occhi azzurri e poi basta,
potenzialmente due soggetti che tendono all'infinito:
lei sorride, gli accarezza i capelli,
nella didascalia sotto di lui c’è scritto "Profumi di buono".

pic3: una pagina di un libro aperto, bordi blu con copertina,
fermo da quattro mesi
- la pagina diventa argine e diga e oltre
c'è un baratro invisibile,
una fortificazione ingestibile.

*
Sono tutti al loro posto dentro l'acquario,
non fosse per l'acqua evaporata sembrerebbero dei pesci.
In realtà – dunque –
sono tutti sdraiati sul fondo,
in attesa di qualcosa.

A quante persone puoi dare lo stesso grado di attenzione?
Quanti traumi puoi sopportare senza cadere schiantato al suolo?
E’ tutto eterno, è tutto ingannevole,
e con le spalle ampie devi contenere quel che ti arriva addosso.

Per cui scappa dove vuoi, corri da chi vuoi,
fissa fino in fondo
fino in fondo l'ultimo bicchiere
tanto sarai sempre
un maledetto capogiro.



(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

I calcinculo di Lara – libera interpretazione di “Collezione di piccoli rancori” di Lara Arvasi.



Non c’è niente che non va,
i giorni girano in rotatorie ampie e sgombre
e il respiro s’appanna e s’accorcia.

Papavero divenuta pianta grassa,
agave forgiata da schiaffi di spade carnose.
Sono una pianta che non ha bisogno d’acqua
- l’espressione non è fruttuosa,
d’altra parte è da un po’che non piove.

Tutto mi rimane a mezz'aria.
Lo scopro svenendo sul cuscino
- e vorrei essere il chiodo nel muro.
La mia configurazione
è un ragno che dondola appeso:
non pensa ai muri,
semplicemente li trova.

Oggi mi taglierò i capelli,
rivolterò gli orli dei giorni.
Rivoglio denti come gigli,
occhi come bottoni scuri
e la bocca di zucchero filato.

Rivoglio accogliere e sfrattare
le parole dette,
le rigide affettuosità
e mai più sentire i nervi ritirarsi
e fare un verso stridulo,
da riccio in bocca a un cane.




(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Le oche dolcissime di Rosamaria – libera interpretazione di “Come oche dolcissime” di Rosamaria Caputi.


Svegliarsi con l’augurio di stracciare
realtà doppie, l’appannamento dagli occhi
poi stranezze, gioie rovinose, attaccapanni pieni
l’avvenire non ha tara
però come è felice come è felice non avere sonno.

Rocamboleschi giochi osceni di vocali aperte
come oche dolcissime che non si somigliano più;
il cappio dell’idiota con la testa sparpagliata
guarda la stella, sorride - la distanza tra lui e il mondo
ormai è uno strapiombo.

Il bicchiere di vino sarà sempre eterno
i bambini non saranno mai muti
fieri gli sposi davanti alle alpi
-qualcuno s’incanta, come sempre c’è qualcuno che s’incanta-

Cristi e fate turchine non dicono la verità
in questo schioppo di tempo moderno

e ridicolo.



(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Quasi solida, Maeba – libera interpretazione di “No” di Maeba Sciutti.



Sembrava sospetto un angolo di cuore
un difetto nascondeva l'ansia femmina
di toccare l'armonia. Ti nascondevi
nei fianchi, nel sonaglio fra i capelli,
sul viso di passanti nemici.

Ti ha inseguito sulla terra chi è stato fuori dal tuo letto;
al diniego offrivano polpastrelli e buoni propositi.
La sconfitta degli altri, vista di profilo,
è così triste.

Le mani sono foglie, case per coccinelle.
Povera pazza che sono, ancora giovane,
non bella come la magnolia.
Bellabambina che non si vuole conoscere,
a filo di ginocchio lo sguardo che si spegne.

Le culle hanno macchie di pizzo, condense di cielo sui risvolti.
Non so la consolazione nei tuoi occhi - ciechi e soli come bulbi –
solo mi addormenta, nella conta agli abbandoni,
una culla d'aria che balbetta la tua immagine, mamma.

Delle cose so la consistenza
per confronto conosco l'intermittenza
e di tutta questa scorza
resta solo l’anima chiusa.

La consistenza è un inganno.
Esistiamo per accumulo di impressioni.



(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Le porche ciliegie di Silvia – libera interpretazione di “Penultima digressione del testo” di Silvia Molesini.



Se mi incastro aspetto in silenzio,
aspetto domattina,
domattina dicono gli occhi svelti,
quelli di me stessa sorellina accesa clic! ansiosa
che vorrebbe chiedere ogni cosa
sai, domandare e mai niente resti.

Certo si trasforma, come farebbe sennò
come farebbe,
ha mille paure, una per sera,
sera sera sarà sera serà stasera sarà
sera non dandole un peso mi passerà.
Illesa che sono, mai fatta una guerra.

Mi acciambello fremente sicura del punto
consona, inebetita, tavorizzata, poco male
ripeto a due a due le poesie che ho finito
ristagnano minacciose le frasi delle cene,
se non le metto lì mi rimangono
appese al dormiveglia, come ciliegie
più di ciliegie
porche, poche ciliegie
nel nessun prato.

Allora se devo pensare in cosa si trasforma lei
mi trasformo io e aspetto nel silenzio
aspetto domattina
il domani mattina che rivorrei insegnarti, occhi svelti,
sorellina poderosa ancora sfacciata, lo sai,
sai bene che chiedere troppo equivale a rimanere senza.

E ascolto la voce dei suoni,
uno per ogni volta feroce.
Riuscissi a sopprimerti senza vergogna
riuscissi a gestire il tuo straripante potere.

Così mi faccio caldo col sorriso convincente del mio cane
gli canto piano strofettine zoppe
sempre sentite, sempre dette, finte e vere
e sotterro la persecuzione
paracosciente, parafiorita, parafulmine
più in alto che posso
a paradiso

a molto paradiso

e poco bel peccato.



(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Le città mirabili di Amilga – libera interpretazione di “Le città mirabili” di Amilga Quasino.



Topazi come occhi
o biglie di ginepro
Si vive tra rovi
nella città di tenebra
L'unico appiglio è un morso
all'incanto di ragna.
Da finestre e serrature, dal comignolo rotto
il padre, il figlio e lo spirito santo
giocano all’incesto.
Città matrona di fate catalane,
ventre passito e fado tra le gambe,
le trine fra i crini e le gonne calanti.
E torno arrancando sui muscoli
con falangi armate di sesto acuto
di fica chiavarda sospesa nel vuoto
di fica propensa a sorreggerti muto
Ma tu sfotti di dita e veleggi di lingua
lunga assorta al sapore di alimenti
e ventili e bruci
e volteggio bianca in circonvoluzione cerebrale,
modica di spasmi
assoluta assoluta
assoluta.


(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)

Asciugando Chiara Araldi – libera interpretazione di “Di Puccini e di altre creature” di Chiara Araldi.


Spiegate, alle nane, i misteri della Democrazia
spiegate ai bambini che il lupo morde
se ha fame, altrimenti geme
e i pidocchi, i pidocchi che ammazzano pure di domenica.

Prendete un fucile
e poi tornate a leggere le poesie dei poeti
che come gli eroinomani
non hanno mai smesso
e già sorridono,
rumorosi.

Spiegate al mio cane
il caldo delle pance delle donne gravide
e poi guardateci qui,
tentennare davanti a una scelta,
dondolando coi denti al veleno,
su vecchi cristalli.

Ma il sole esplode
negli occhi
e tutto sembra davvero
senza importanza.

Le vigilie di ogni giorno ordinario
mi strappano il cuore come ogni volta
che ti guardo partire

e tra il respiro

ogni cosa si spezza.





(Tratto da "Ritagli per Signora", LSW, 2010)