Il primo romanzo di Alessandro
Ansuini arriva solamente oggi, nel 2015, venticinque anni dopo l’inizio della
sua storia di amore e odio con la scrittura.
Cosa ha fatto Ansuini in
questi venticinque anni? Ha scritto di tutto, ha recitato di tutto, ha inciso
di tutto, ha sperimentato di tutto, ha girato ovunque, ha ideato movimenti, ha
contribuito a farli diventare “qualcosa”
e poi ad abbatterli, ha viaggiato, ha collaborato, ha fotografato, ha
disegnato, ha sceneggiato, ha suonato musica elettronica, è stato attore in un
film, ha fondato una casa editrice clandestina, si è perso, si è ritrovato, si
è riperso, si è annoiato.
E tutto questo solamente per
arrivare a questo libro. Perché senza quei venticinque anni lì, “Sognando Maria
Callas” oggi non ci sarebbe.
Dunque, ha avuto senso
aspettare tutto questo tempo? Sì.
Il libro è un piccolo
capolavoro, una delle cose più interessanti lette negli ultimi anni.
Lo è per la forma del libro
(stampato su carta ma nato evidentemente per essere un e-book) e lo è per il
contenuto, esempio estremamente esemplificante di cosa debba e possa essere la
scrittura oggi. Il romanzo si articola in 26 capitoli da leggere assieme alle
77 note: il consiglio che do è quello di munirsi di due segnalibri e, al
termine di un capitolo, andare a leggere le relative note. Solamente in questo
modo si riusciranno a seguire la storia e le contorsioni che farà Enea e
solamente in questa maniera si riuscirà ad arrivare, in perfetto sincrono, con
il finale a sorpresa.
La storia?
Siamo in una Bologna dei
giorni d’oggi, città anarchica e propositiva, città dove tutti sognano di fare
qualcosa ma in cui le cose si muovono per rimanere in realtà sempre ferme.
Enea fa parte, assieme ad
altri ragazzi, di una factory il cui obiettivo è quello di girare un film
coinvolgendo una vecchia icona caduta in disuso.
Ma la vera storia è perdersi
nei punti di vista di Enea, nel suo nichilismo, nella sua ferma volontà di non
appartenenza. È entrare nelle pieghe dei suoi ricordi, dei suoi amori andati, delle
sue radici volate via, nelle feste surreali, nella descrizione dei personaggi,
dei colori. È un viaggio in cui incontreremo tanto alcool, tanta droga, tante
ragazze con le calze colorate. E Ada. E Maria Callas.
Perché leggerlo?
Perché un libro così non
capita tutti i giorni. Perché il mondo della letteratura è pieno di addetti
alla catena di montaggio e Ansuini, ecco, è l’operaio che si è messo a mangiare
il panino, beato, mentre la macchina sferraglia assatanata di metallo, mentre
il supervisore gli urla contro con la bava alla bocca.
Ecco cosa è la letteratura e cosa è questo libro: è
quel sorriso lì.
anche questa recensione è un piccolo cavoloro.
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