La lettura è andata bene, sì,
abbiamo
caricato due rumene, due ginnaste, s’intende,
hanno fatto il numero della palla
e del fiocco, le abbiamo
applaudite, consacrate, medaglia d’oro, s’intende,
a
entrambe, certo, prime assolute.
La lettura?
È andata bene: abbiamo letto, detto, la gente
si è divertita,
pareva ascoltassero; no, non ci hanno pagato, neanche il
rimborso
spese: vuoi mettere la soddisfazione?
Come “hai speso duecento euro”?
Le spese, ci sono le spese, hai investito
duecento euro, volevi dire.
Se è così,
certo che ho speso duecento euro; c’era il biglietto del treno
e la
stanza e poi lo sai che mi cago sotto, c’è voluto da bere
e il biglietto
dell’autobus. A Genova stavano costruendo la metro,
lo sai? Arriverà fino a De Ferrari.
Ma non t’importa niente eh,
sei arida, cazzo, tu
se pensi alla metro pensi ai topi
o agli scavi e io no, io da genio quale sono
penso alla Danimarca e ad Amleto; il punto
è che tu associ e io creo, vedi,
vado di fantasia, mi illumino
di immagini e partorisco atti.
Per questo non
intendo rispondere alle tue provocazioni.
Che vuol dire “sei ubriaco”?
Ti sbagli, giovanotta, ti sbagli e anche di
molto.
Qui c’è poco da ubriacarsi, si fa l’arte, e io sono un poeta,
capisci e
tu dovresti ringraziarmi e coccolarmi e baciarmi ogni volta
che mi vedi
assente e invece guarda cosa mi tocca sopportare,
le umiliazioni!
Ma sai che ti dico?
Io ti sposto i mobili e ti lascio interdetta.
Perché tu vivi di ordine preciso, ti abitui alle idee
come alle cose e il resto non ti occorre.
Pensi allo stipendio come a un riparo dagli eventi
ma per me, che sono un faggio, i soldi sono liquidi
sono vino
e me li bevo.
Per cui fine del discorso: lasciami qui a benedire i miei passeri sul balcone
ché io
sono un santo
e tu la tentazione.