domenica 17 maggio 2015

Ecco



Ecco, col solito tempismo
scopro che in Inghilterra
la psicanalisi si chiama
auto smistamento

ma che ne sai del tormento,
dell’ansia che ti prende
quando tutto crepa in pezzi,  da pazzi
rimanere qui a lottare con le ombre degli alieni:

sono pensieri, cocciniglie nella testa se
tutto quel che sei più non basta:
arriva il momento di restare fermo, col fianco scoperto,
senza più dire niente, disponibile solo a odorare.

Le ultime notizie mi danno in ultima fila
con gli occhi da rospo e un cartello d’aiuto:
come potrò riconoscermi ancora, se senza artigli

se piegato in malo modo, perduto.



domenica 10 maggio 2015

La lettura è andata bene




La lettura è andata bene, sì, 
abbiamo caricato due rumene, due ginnaste, s’intende, 
hanno fatto il numero della palla e del fiocco, le abbiamo 
applaudite, consacrate, medaglia d’oro, s’intende, 
a entrambe, certo, prime assolute.

La lettura?

È andata bene: abbiamo letto, detto, la gente si è divertita, 
pareva ascoltassero; no, non ci hanno pagato, neanche il rimborso
spese: vuoi mettere la soddisfazione?

Come “hai speso duecento euro”?

Le spese, ci sono le spese, hai investito duecento euro, volevi dire. 
Se è così,  certo che ho speso duecento euro; c’era il biglietto del treno 
e la stanza e poi lo sai che mi cago sotto, c’è voluto da bere 
e il biglietto dell’autobus. A Genova stavano costruendo la metro, 
lo sai? Arriverà fino a De Ferrari.

Ma non t’importa niente eh, 
sei arida, cazzo, tu se pensi alla metro pensi ai topi 
o agli scavi e io no, io da genio quale sono 
penso alla Danimarca e ad Amleto; il punto 
è che tu associ e io creo, vedi, vado di fantasia, mi illumino 
di immagini e partorisco atti. 
Per questo non intendo rispondere alle tue provocazioni.

Che vuol dire “sei ubriaco”?
Ti sbagli, giovanotta, ti sbagli e anche di molto. 
Qui c’è poco da ubriacarsi, si fa l’arte, e io sono un poeta,
capisci e tu dovresti ringraziarmi e coccolarmi e baciarmi ogni volta 
che mi vedi assente e invece guarda cosa mi tocca sopportare, 
le umiliazioni!

Ma sai che ti dico? 
Io ti sposto i mobili e ti lascio interdetta.
Perché tu vivi di ordine preciso, ti abitui alle idee
come alle cose e il resto non ti occorre.
Pensi allo stipendio come a un riparo dagli eventi
ma per me, che sono un faggio, i soldi sono liquidi
sono vino 
e me li bevo.

Per cui fine del discorso: lasciami qui a benedire i miei passeri sul balcone
ché io sono un santo 
e tu la tentazione.